- ASTINENZA
- CLASSE
- DIO
- GUERRA
- INNAMORAZIONE
- LEGGERE
- MEMORIA
- MIGRANTI
- PREVEGGENZA
- PROGRAMMA
- RAGIONE
- SOCIALISMO
- SOLDI
- SPERANZA
- CLASSE
- DIO
- GUERRA
- INNAMORAZIONE
- LEGGERE
- MEMORIA
- MIGRANTI
- PREVEGGENZA
- PROGRAMMA
- RAGIONE
- SOCIALISMO
- SOLDI
- SPERANZA
- ASTINENZA
Il lemma fa un po' il verso a Bartleby, ovviamente. La contemporaneità lo evita con cura, altrimenti ci scivolerebbe gambe all'aria scoprendo le proprie parti più indecenti. Giacché il sistema – il Modo (neocapitalista globale di produzione e scambio di beni e significati, su cui torneremo in altre voci di sicuro) – si sostenta appunto del suo contrario: della dis-misura, della voracità, dell'infinità (cattiva, suicida).
L'anti-eroe melvilliano, insomma, come antagonista salutare di Erisictone.
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- CLASSE
Ci son voluti anni di Grande Crisi per tornare ad ascoltare in pubblico la parola in oggetto. E, beninteso, nelle sole occasioni in cui a parlare e ascoltare (o scrivere e leggere, è lo stesso) fossimo noi di sinistra come-si-deve. Prima, e per lunghissimo tempo, la moda imponeva solo vocaboli come: individuo, privato, successo, cooptazione, esclusione. Ora parlare di classe, di lotta di classe, di nuovo si può (in certi ambienti, almeno); ed è perché la realtà e la Storia sono fenomeni eminentemente dialettici: se la Crisi continua, presto torneremo in molti a pensare (e parlare, scrivere) termini come pubblico, pianificare, solidale, accoglienza, cosmopolitismo addirittura.
Ma va bene, cominciamo con classe.
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- DIO
La voce ha forma di decalogo (numerologia evocativa, visto il tema), a causa della sua occasione iniziale: dieci pensierini sul Natale (2014). I quali pensierini riprendevano peraltro mie riflessioni sparse indifferentemente tra scritti 'teorici', polemici o di pura invenzione (come il punto sull'Homo felix). La struttura è quindi quanto mai composita, perciò il lettore non si aspetti grandi verità lungo potenti catene deduttive. Ma per me c'è tutto quel che serve a farsi un'idea di dio.
A chiudere, nientemeno: i 'miei' Dieci Comandamenti.
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- GUERRA
Il lemma che segue è, perlopiù, una 'presa diretta' a commento della strage di Parigi del 7 gennaio, nella redazione di Charlie Hebdo, e dei fatti delle 48 ore successive. Quindi, nulla di sistematico e definitorio: piuttosto un ragionamento sulla realtà che si srotola insieme ad essa. Segue un breve dittico di marzo su terrorismo e riarmo, e conclude una riflessione sul centenario della Grande Guerra.
Disorganico e frammentario, quindi; tuttavia credo sia la rappresentazione più nitida e completa che io possa dare, ad oggi, di ciò che ho in testa e nel cuore riguardo al concetto in esame.
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- INNAMORAZIONE
Questa, più che sdrucciolevole, è parola addirittura inesistente. Mi sono preso la libertà di coniarla per i motivi che spero riuscirò a illustrare nell'articoletto. Motivi che hanno a che fare con l'asservimento della Natura, con la schiavizzazione dell'Umanità, col progresso tecnologico fino alla robotica, niente di meno.
Ma forse quel che mi stava più a cuore è semplicemente dire la mia, quasi in punta di piedi, sul tema colossale dell'amore (e derivati).
E parlando di piedi, anche togliermi un paio di sassolini dalla scarpa. Con gratitudine.
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- LEGGERE
Nel 2014 è giunta a compimento la terza ricerca gestita dall’OCSE, e in Italia risulta che quasi il 70% della gente in età da lavoro si colloca sotto un livello accettabile di comprensione della scrittura e del calcolo; soltanto un po’ meno di un terzo della popolazione ha quelle attitudini necessarie per orientarsi nella vita di una società moderna.
Tradotto: se saper leggere emancipa, non saper (più) farlo segrega. E una società in cui i due terzi degli adulti sono benché apparentemente liberissimi intimamente segregati, è una non-democrazia a dispetto di tutti i titoli che essa si attribuisca (Repubblica, sovrana, legittima, costituzionale eccetera).
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- MEMORIA
Qualcuno ha detto che il mondo di oggi è abitato da un'Umanità alla quale il passato guarda con la speranza che essa porti a compimento il cammino di liberazione della Civiltà tutta. E', questa, una concettualizzazione della lotta di classe che introduce elementi messianici nelle teorie socialiste.
Ma oggi, nella nostra società defraudata di ogni aspetto sinceramente spirituale, questa tesi è purtroppo fuori corso. Tanto quanto il concetto stesso di cammino storico, in un tempo al quale il senso della memoria è stato essiccato perché insieme alla coscienza del passato morisse anche una visione alternativa del futuro.
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- MIGRANTI
Altro che sdrucciolevole! Su questa parola i nostri tempi stanno scivolando sempre più inarrestabilmente, fino a cadere del tutto.
Io ho scritto spesso sul tema, ma poverissime cose al confronto della vastità e della profondità del problema. Però la mia preoccupazione non è tanto evangelica (non è il mio settore), quanto politica; giacché il processo del razzismo indotto per via mediatica è un processo auto-alimentato: l’acuirsi del razzismo in fasce sempre più ampie della cittadinanza a causa di parole d’ordine diffuse dal mainstream, innesca a catena un processo di selezione interna al personale politico e mediatico tale per cui emergano in esso figure sempre più spiccatamente razziste e anti-democratiche, per pronunciare parole d’ordine sempre peggiori.
E da qui al fascismo è un attimo, storicamente parlando.
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- PREVEGGENZA
Vocabolo desueto quant'altri mai, nell'epoca rischiosa della figuraccia per un "te l'avevo detto" speso male.
Tuttavia qualche responsabilità me la son voluta prendere, perché credo questo sia il mio 'mestiere' di intellettuale, di uno "che cerca di seguire tutto ciò che succede, di immaginare tutto ciò che non si sa o che si tace; che mette insieme i pezzi disorganizzati e frammentari, che ristabilisce la logica là dove sembrano regnare l'arbitrarietà, la follia e il mistero. Tutto ciò fa parte del mio mestiere e dell'istinto del mio mestiere."
E perdonami, Pier Paolo, questa presuntuosissima citazione presa in prestito dal tuo magistero inarrivabile.
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- PROGRAMMA
E' sdrucciolevole la parola? Spesso no, quando è nei contesti più materiali (il programma della lavatrice), culturali (un programma di sala) o decerebranti (i programmi della TV). Con accezione comunque passiva: il programma, concetto pur chiaro e frequentatissimo, lo si riceve.
Sdrucciolevole invece è sempre quando la parola è nel contesto politico; di più: quando dice un orizzonte attivo, quando è ancora da scriversi; di più ancora: quando tutto questo capita a sinistra. A sinistra, evidentemente, amiamo tanto Montale; tanto che da anni sappiamo dire alla gente solo ‘ciò che non siamo, ciò che non vogliamo’!
Provo a infrangere il tabù: ecco ciò che voglio, ecco ciò che sono.
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- RAGIONE
Per quanto limitata, zoppa, impotente, è virtualmente salvifica oggi come non mai; stiamo sempre a un passo dal perderla, lo so bene. Eppure, almeno finora, se l'Umanità si è sempre scossa e ha mosso un nuovo passo avanti, per quanta paralisi l'avesse affetta temporaneamente, quella specie di prodigio naturale l'ha compiuto proprio la ragione, empatica e tutt'altro che arida. Guai se ne perdessimo il filo, dentro il labirinto dell'esser-ci; deve essere custodito, invece, quel filo. E coltivato, diffuso, rafforzato, affilato alla lotta contro il buio, reso luminoso contro la rabbia e contro l'odio, e il pregiudizio, l'egoismo, la stupidità.
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- SOCIALISMO
Qui la voce ci prova a essere un minimo organica, dato forse l'argomento-principe. Ma poi s'interpolano ricordi, progetti, metafore, distinguo, sketch, visioni planisferiche e arrabbiature... L'album di famiglia allinea Marx&Engels, Lenin, Trockij, Rosa Luxemburg, Mao, il Che, Garcia Lorca, Gramsci, Pasolini e Slavoj Zizek, ed è normale, ma pure Nietzsche e Kafka, Leopardi e Darwin, Spinoza, Buddha e Malcom X, Woody Allen, Battiato e Silver Surfer! Tutto il contrario della monumentale storia del movimento operaio e del pensiero socialista che vagheggiavo da ragazzo. Meno male.
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- SOLDI
E cos'avrebbe mai di sdrucciolevole un vocabolo concreto e solido come pochi altri? Non informano forse, i soldi, la stessa materialità quotidiana della nostra vita? E addirittura, non di rado, anche l'onirica attività immateriale? La contemporaneità, quindi, ci cammina eccome. Più ancora, forse, delle epoche precedenti.
Però ci scivola. Ecco il punto. E ci scivola per intero: sia in quelli (l'élite) che di soldi ne hanno tanti (a scapito dell'umanità), sia in quelli (tantissimi) che ne hanno pochi (e che si consolano con la diceria montata ad arte dai primi, che i soldi non fanno la felicità).
Ecco dunque il mio tentativo di offrire un mancorrente. Solo a chi lo merita.
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- SPERANZA
Chiariamo subito un punto. La sdrucciolevolezza della parola qui non è riferita al significato generico della stessa, bensì a una sua declinazione particolare. Ossia io non credo che i contemporanei non frequentino la speranza in senso lato, ma che abbiano cessato di frequentarla ove riferita a una determinata classe di dinamiche umane: è in controtendenza alla sdrucciolevolezza conclamata - tra gli abitatori del mio tempo - del vocabolo come speranza che riguardi (tendenzialmente) tutti, che scrivo questo articoletto.
Ché invece ognuno per i casi suoi propri, ci spera eccome - e tanto peggio per gli altri!
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