Io? Niente di che. Né letterato né filosofo – e nemmeno intellettuale o militante. Solo uno che scrive (e fa) tanto.
Però un sacco di coincidenze, ce le trovo. Tra quello che ho scritto – sia di fiction che di riflessione – e ho fatto dal 2000 in avanti, e quello che poi è successo o che sta succedendo. Oppure con quello che ora è largamente richiesto che si costruisca, ma invano, e che io, per pura coincidenza, in semi-solitudine immaginavo, chiedevo, suggerivo e progettavo (malamente) dovesse costruirsi in base a ciò che intanto succedeva o che era prevedibile succedesse a breve – e che infatti è successo, o sta succedendo. Coincidenze – ripeto. Né divinazione letteraria, né deduzione filosofica – e manco buon senso da intellettuale a occhi aperti o giusta smania da militante motivato. La fortuna del ‘principiante Cassandra’ – diciamo. Principiante di cinquantun'anni oggi, 2015.
Ho un lavoro impiegatizio abbastanza garantito, vivo in una casa in affitto abbastanza al centro della capitale, acquisto e consumo in modo ortodosso – abbastanza – rispetto alle indicazioni del sistema: i miei gesti concreti, insomma, sono tutti all’interno del perimetro per me disegnato. (Perfino per farmi leggere da voi passo per un’altra sfaccettatura dell’ordine: questo portale, di cui non conosco in dettaglio la composizione societaria e finanziaria ma che sono propenso a credere non sia esattamente espressione di forze rivoluzionarie.) Insomma non sono un clochard, non sono uno zapatista, non sono nemmeno uno che di facciata sta nel recinto ma dietro le quinte organizza la ribellione – con o senza la maschera bianca di V per vendetta. Però ho queste parole in testa, che condivido qui con voi – e dalle mie parole passano i virus della coscienza possibile. Comunque.
Ma non sono mai stato sedotto dalla triplice chiamata del sistema di questi ultimi decenni: questa vocazione indotta alla proprietà a tutti i costi, alla speculazione finanziaria come ammortizzatore sociale, all’impresa di se stessi come unica realizzazione esistenziale. Chiamata deleteria, davvero.
Io non possiedo la casa in cui vivo, né nessun’altra; infatti se quanto a reddito sto nella media degli abitanti dei Paesi sviluppati, quanto a patrimonio credo di stare proprio nel decile più basso: ciò che possiedo è quello che indosso, un po’ di mobilio, i miei libri, qualche elettrodomestico e un motorino vecchiotto, e un conto corrente che non si scosta mai molto dallo zero termico. Secondo, mai giocato in borsa – manco pensato. E terzo, lavoro alle sacrosante dipendenze di qualcuno: precisamente vostre, della cittadinanza.
Ho scientemente impostato la mia esistenza perché questi tre punti fermi restassero tali, per conservarmi il gusto di dire e fare ciò che voglio senza che nessuno abbia motivi fondati per zittirmi col triviale ‘tu sputi nel piatto dove mangi!'
E ho due gatti meravigliosi, oltre a una moglie stupenda!
L’avevo detto che sono uno qualsiasi.
Di carino c'è che voglio sempre la stessa cosa, da quando sfogliavo Silver Surfer a oggi e finché campo (Alzheimer escluso): il vero, cioè il giusto, cioè il bello, cioè l’umano.
Buona consultazione.
Però un sacco di coincidenze, ce le trovo. Tra quello che ho scritto – sia di fiction che di riflessione – e ho fatto dal 2000 in avanti, e quello che poi è successo o che sta succedendo. Oppure con quello che ora è largamente richiesto che si costruisca, ma invano, e che io, per pura coincidenza, in semi-solitudine immaginavo, chiedevo, suggerivo e progettavo (malamente) dovesse costruirsi in base a ciò che intanto succedeva o che era prevedibile succedesse a breve – e che infatti è successo, o sta succedendo. Coincidenze – ripeto. Né divinazione letteraria, né deduzione filosofica – e manco buon senso da intellettuale a occhi aperti o giusta smania da militante motivato. La fortuna del ‘principiante Cassandra’ – diciamo. Principiante di cinquantun'anni oggi, 2015.
Ho un lavoro impiegatizio abbastanza garantito, vivo in una casa in affitto abbastanza al centro della capitale, acquisto e consumo in modo ortodosso – abbastanza – rispetto alle indicazioni del sistema: i miei gesti concreti, insomma, sono tutti all’interno del perimetro per me disegnato. (Perfino per farmi leggere da voi passo per un’altra sfaccettatura dell’ordine: questo portale, di cui non conosco in dettaglio la composizione societaria e finanziaria ma che sono propenso a credere non sia esattamente espressione di forze rivoluzionarie.) Insomma non sono un clochard, non sono uno zapatista, non sono nemmeno uno che di facciata sta nel recinto ma dietro le quinte organizza la ribellione – con o senza la maschera bianca di V per vendetta. Però ho queste parole in testa, che condivido qui con voi – e dalle mie parole passano i virus della coscienza possibile. Comunque.
Ma non sono mai stato sedotto dalla triplice chiamata del sistema di questi ultimi decenni: questa vocazione indotta alla proprietà a tutti i costi, alla speculazione finanziaria come ammortizzatore sociale, all’impresa di se stessi come unica realizzazione esistenziale. Chiamata deleteria, davvero.
Io non possiedo la casa in cui vivo, né nessun’altra; infatti se quanto a reddito sto nella media degli abitanti dei Paesi sviluppati, quanto a patrimonio credo di stare proprio nel decile più basso: ciò che possiedo è quello che indosso, un po’ di mobilio, i miei libri, qualche elettrodomestico e un motorino vecchiotto, e un conto corrente che non si scosta mai molto dallo zero termico. Secondo, mai giocato in borsa – manco pensato. E terzo, lavoro alle sacrosante dipendenze di qualcuno: precisamente vostre, della cittadinanza.
Ho scientemente impostato la mia esistenza perché questi tre punti fermi restassero tali, per conservarmi il gusto di dire e fare ciò che voglio senza che nessuno abbia motivi fondati per zittirmi col triviale ‘tu sputi nel piatto dove mangi!'
E ho due gatti meravigliosi, oltre a una moglie stupenda!
L’avevo detto che sono uno qualsiasi.
Di carino c'è che voglio sempre la stessa cosa, da quando sfogliavo Silver Surfer a oggi e finché campo (Alzheimer escluso): il vero, cioè il giusto, cioè il bello, cioè l’umano.
Buona consultazione.